Vogliamo Prometeo libero!
Ieri, 3 dicembre 2021, è stata la Giornata internazionale delle persone con disabilità.
In questa occasione, la classe prima del percorso triennale Operatore informatico e la classe seconda del percorso biennale Operatore ai servizi di impresa sono state accompagnate alle OGR di Torino, per osservare una mostra sull'evoluzione del lavoro e una performance multisensoriale dedicata all'inclusività.
La mostra racconta la storia del lavoro, dalla rivoluzione industriale fino all'attuale smart-working, passando attraverso la lotta per i diritti dei lavoratori e i problemi di salute causati da un rapporto malsano con il lavoro.
Nel pomeriggio, negli spazi dell'esposizione, è stato realizzato uno spettacolo multisensoriale dal titolo "We want PROMETHEUS free", dedicato all'inclusività, in cui tutti vedono e sentono secondo le proprie capacità, e avente sempre come tema centrale il rapporto con il lavoro.
"Prometeo è il ribelle che ruba fuoco e tecnica agli dei per donarli agli uomini, e per questo punito, incatenato sul Caucaso e destinato al tormento eterno di un’aquila a divorargli il fegato. Gli uomini non meritano quei doni, non meritano la felicità.
Non basta la téchne – in greco arte, perizia, abilità produttiva– per essere felici. Il diritto al lavoro, l’evoluzione tecnologica, il digitale, la cosiddetta deriva dei social, lo smart working: Che cosa resta di noi? Come ci relazioniamo con l’altro?".
Ai partecipanti sono offerti dei palloncini gonfi d'aria, per permettere a tutti di percepire le vibrazioni della musica con il palmo delle mani e ascoltare così anche attraverso il tatto, immedesimandosi in una persona non vedente.
I ballerini, in tute operaie, protagonisti dello spettacolo, si muovono freneticamente al ritmo incessante di tamburi battenti, corrono rapidamente tra gli spazi angusti della sala, sfilano attraverso i partecipanti, separano i gruppi, si lanciano a terra, scivolano tra le persone che assistono senza fiato e immobili a questi movimenti improvvisi.
É una danza tribale, una muta espressione di automazione e frustrazione, in cui gli uomini si muovono come delle macchine e hanno perso il dono della voce, che si trasforma, però, nel finale in una rinascita spirituale, colorata e rasserenante.
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